Per l’installazione Greenhouse Genesis Marica Moro si è confrontata con un agrometereologo, Lorenzo Craveri, al fine di approfondire la sua opera, da qualche anno incentrata sul tema della genesi della vita vegetale, con il tema più globale dell’influenza del clima sull’ambiente e in particolare sull’agricoltura. Tra arte e scienza, tale confronto si è concretizzato nell’installazione pensata per Vision Lab alla Triennale Bovisa che presenta una videointervista dell’artista allo studioso e una scultura di dimensioni monumentali accostata a una serie di sculture più piccole in teca raffiguranti germogli appena generati all’interno di vasi in resina colorata. Tali elementi vegetali, in realtà, durante la loro crescita, assumono le sembianze di creature umane, svelando così la metafora della convergenza tra mondo vegetale e animale. Allo stesso tempo, questo lavoro diviene nell’opera presentata alla Triennale un modo per riflettere sul valore dell’acqua quale elemento primario della vita e della necessità della sua tutela, nel momento in cui si parla tra l’altro della sua possibile privatizzazione.

Le sculture raccolte nella teca ricordano l’origine di questo lavoro di Marica Moro, che ha preso avvio con la realizzazione di una videoanimazione e di una serie di disegni intitolati dedicati alla “serra”, che riflettevano sul tema della genesi della vita attraverso la mediazione tra natura (il seme, poi germogliato) e intervento dell’uomo (la serra appunto come luogo di protezione e cura della vita creato artificialmente). In quel lavoro la riflessione dell’artista si estendeva anche alla manipolazione della vita attraverso la genetica: un tema che dal mondo vegetale confluisce anche nel dibattito etico sull’utilizzo indiscriminato al fine della procreazione dell’embrione umano.  Nell’installazione attuale, questi piccoli vasi ricolmi di terra da cui spuntano i germogli in forma umana, alludono appunto al tema dell’ecosostenibilità, nel confronto tra la necessità di energia e di nutrimento dell’uomo nella società contemporanea e lo sfruttamento del nostro pianeta. L’attuale dibattito scientifico, culturale e politico sulla necessità di regolamentare lo sfruttamento delle risorse naturali a livello mondiale confluisce quindi nel lavoro dell’artista che si sofferma, in particolare, sul tema dell’acqua, inteso quale mezzo primario di sostentamento, ma anche quale metafora della vita stessa.

Un grande vaso in resina colorata, esposto per la prima volta nel 2010 alla Biennale di Architettura di Venezia, viene ora accostato a due frammenti di vaso spezzati a metà, che ne sono stati la matrice. L’artista affida la sua interpretazione del tema così attuale e per certi versi drammatico della necessità dell’acqua a questa immagine che contrappone la vita alla morte, la speranza allo sconforto. Da una parte il germoglio – metafora dell’essere umano – si erge con forza ed energia dal vaso contenitore, al cui interno non vi è terra, ma, appunto, acqua, dall’altra parte il vaso spezzato a terra allude alla fragilità della vita e al dramma della mancanza di quell’elemento così indispensabile all’esistenza. La metafora immaginata in questa installazione è quindi evidente ed esplicita e lascia lo spettatore disarmato, ma allo tesso tempo lo porta a riflettere sul valore di beni naturali troppo scontati per il mondo occidentale.

Elena Di Raddo
(Triennale Bovisa, 2010)